domenica 29 novembre 2015

La Vita delle Cose che utilizziamo



Sì, lo so che tutti, ma proprio tutti, abbiamo adesso il mondo in tasca. Basta sfiorare lo schermo del nostro telefonino e in un attimo arriviamo ovunque: possiamo ottenere risposte ai più disparati interrogativi e secondo il grado di approfondimento che desideriamo. So pure che tutto questo è realizzabile con un ingombro ed un peso minimi e ad un costo accessibile. Lo so e ne traggo anche io dei vantaggi.

Però un vecchio libro…

Un vecchio dizionario, ad esempio, ha una grande storia da raccontare. Attraverso quelle pagine sottili girate da dita umettate di più generazioni in cerca di conoscenza, ha il potere di farci sentire accolti. Forse all’inizio faticavamo un po’ con quella scrittura piccolissima, ma poi, quelle parole messe in ordine ognuna al proprio posto, ci davano la certezza che saremmo giunti alla meta e alla fine saremmo riusciti a scoprire il significato. Girare quelle pagine e cercare, anche adesso, è un po’ come esplorare un territorio vasto ma sicuro per sentirci più ricchi.

L’arco del maestro e il violino di Paganini

Chissà, forse anche per i libri accade quello che Eugen Herrigel nel 1975 aveva raccontato nel suo Zen in der Kunst des Bogenschiessens (titolo in italiano Lo Zen e il tiro con l’arco). L’arco nelle mani del maestro assume un po’ della sua anima e la trasmette a coloro che poi lo utilizzeranno.

Ed è forse la stessa magia che avvolge il violino di Paganini, da lui denominato “il cannone”. Ha qualcosa di straordinario non solo perché realizzato da un liutaio prestigioso, ma perché è stato fra le mani di un grande maestro e le fibre del suo legno si sono stagionate con le vibrazioni del suo suono. Adesso per mantenerlo vivo viene fatto suonare da violinisti di grande talento.

Come per delle semplici scarpe

Anche le scarpe si trasformano e assumono la forma del piede e del modo di camminare di chi le ha calzate. Le cose che accolgono chi le utilizza si “adattano” in parte agli utilizzatori e ne conservano i segni, le tracce.

Le vite lasciano i segni non solo nelle altre vite che incontrano ma anche sulle cose delle quali si servono trasformandole in maniera assolutamente individuale. E a distanza di decenni o di secoli, le cose continuano a parlare delle persone che le hanno utilizzate.

Un vecchio paio di occhiali appartenuto a una persona cara oppure un gioco che abbiamo amato da bambini possono farci rivivere emozioni lontane e restituirci qualcosa di noi che non sapevamo di avere. Magari, forse, proprio un Talento nascosto.

C’è un oggetto che ti è particolarmente caro per alcune di queste ragioni?

Grazie

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