giovedì 29 dicembre 2016

Qualcosa di "Nuovo"


Arriva un nuovo anno


Tante pagine bianche da scrivere, tante nuove opportunità. Si aspetta la mezzanotte per buttare via il vecchio e accogliere il nuovo. È il desiderio di cambiare qualcosa, di cancellare tutto quello che non ci è piaciuto. C’è chi consulta gli oroscopi sperando in un anno più fortunato e chi invece fa un bilancio di quello che è stato, per non dimenticare ciò che esperienze o persone hanno insegnato ad ognuno e all'umanità. Si immagina quello che potrebbe essere o si desidera realizzare.

Come possiamo regalarci qualcosa di nuovo?

Se "innovare" vuol dire…

1 Introdurre qualcosa di nuovo: il Vecchio e il Giovane

Per il dizionario Garzanti è mutare il sistema introducendo qualcosa di nuovo. Nuovo è dunque qualcosa che prima non c’era.
Anche un sistema fatto di persone può mutare ed evolvere se si introduce una nuova mente: una persona del tutto estranea e quindi non influenzata dalle idee precedenti. Ma il talento che spesso si cerca senza avere ben chiaro di cosa si tratti, può trovarsi sia in un senior, dotato di lunga esperienza di lavoro e di vita, che in un giovane proveniente da altri contesti lavorativi o da altre nazioni. E la creatività la si può cercare anche in gruppo (la pratica del brain storming ne è un esempio) a patto che la libertà di espressione non sia condizionata dal timore del giudizio.

2 Combinare ciò che già c’è in modo diverso: il Caleidoscopio

Cambiare l’ordine di ciò che già c’è può produrre risultati ogni volta differenti. E in questo caso bastano anche pochi elementi per trovare combinazioni sempre nuove. Come avviene in un oggetto che faceva parte dei giochi dei bambini di tanti anni fa: il caleidoscopio. Bastava un piccolo movimento per ottenere immagini sempre diverse.

3 Guardare le cose da altre prospettive: la Sedia polifunzionale

La funzione degli oggetti è ormai scontata perché ogni oggetto è concepito per rispondere a un bisogno. E invece a volte potremmo utilizzarlo per altri usi. Se pensiamo a una sedia, per esempio, sappiamo che è stata pensata per farci sedere. Però quando necessario ci saliamo su per prendere qualcosa in alto. Oppure ci appoggiamo degli oggetti sopra: come dei libri sulla seduta o una giacca sulla spalliera. I giocolieri possono farne un attrezzo del mestiere per dimostrare la loro abilità. Oppure, nelle sue forme più raffinate, può essere un oggetto di arredamento, di celebrazione del potere o di testimonianza storica in un museo. E a quel punto perde la sua funzione d’uso primaria perché non ci si può più sedere. C’è una bella differenza fra una sedia e un trono. E sono certa che se la proponessimo ad un popolo che non ne avesse fatto mai esperienza, probabilmente troverebbe altri modi per utilizzarla.

4 Produrre il cambiamento oppure osservare gli esiti del caso: Evoluzione e Post it

Nella teoria dell’evoluzione l’innovazione avveniva per la nascita di nuove richieste ambientali e allora, i dispositivi di sopravvivenza si attivavano combinando in modo nuovo le risorse disponibili e così facendo anche gli organismi si modificavano.
Ma a volte nel tentativo di cercare qualcosa per rispondere ad un bisogno, si trova altro di valore anche superiore. È sorprendente la storia del post it. Cercando di produrre una colla, il risultato era stato un adesivo dalla debole tenuta e che rimaneva appiccicoso. Ma appena si è presentata l’esigenza di un adesivo simile, è stato recuperato l'esito di un "fallimento" ed ha avuto grande fortuna.

5 E i teorici della creatività cosa dicono? Il potenziale delle Domande

… allora la possibilità di concepire qualcosa di nuovo è alla portata di tutti. Basta volerlo.
Secondo Edward De Bono, autore del metodo Sei cappelli per pensare (1981), è possibile creare deliberatamente nuove idee attivando il pensiero creativo o come lo chiama lui, il pensiero laterale. A patto che si sia disposti ad “affrontare l’ignoto, le provocazioni, i rischi. La creatività richiede esperimenti mentali. Non è possibile conoscere in anticipo l’esito di un esperimento.  Ma occorre avere la volontà di portarlo a termine”, magari indossando il suo cappello verde (quello della creatività). E continua: “più si dedica del tempo alla ricerca delle alternative, più aumentano le probabilità di trovarne” (pag.133 134).
Già Graham Wallas, nel suo “The art of Thought” (1926), definiva le fasi del processo creativo in: preparazione, incubazione, illuminazione, verifiche. E se sei un "sistematico" puoi seguire le sue indicazioni
I test che H. J. Eysenck propone per definire la creatività nel suo “Prova il tuo Q.I. (1994), sono a “risposta aperta”. Ci sono molte, forse infinite possibilità di risposte” quante il potenziale creativo di ognuno rende possibili.
Dunque è possibile che le intuizioni arrivino per caso e nei momenti più impensati, ma si possono anche cercare. Magari ponendosi le giuste domande.

6 Ti va di provare? Il mattone di Eysenck

Allora ti propongo un esercizio proposto da Eysenck (dal testo citato in bibliografia a Pag. 45)
“In quanti e quali modi puoi servirti di un mattone?”
Puoi condividere la tua risposta qui, con noi, nei commenti.

E per il tuo nuovo anno con qualcosa di nuovo?

Scegli un “mattoncino” fra quelli che costruiranno il tuo nuovo anno e arricchiscilo di nuove possibilità

Felice 2017
Bibliografia
  • Wallas G. 1931, The Art of Thought, Cape, London;
  • De Bono E., 2001, Sei cappelli per pensare, Superbur psicologia per tutti (titolo originale, Six thinking hats, 1981);
  • Eysenck H.J., 2000, Prova il tuo Q. I. Superbur benessere (titolo originale, Test your I.Q., 1994)
 
*Se vuoi continuare a leggere, ne ho scritto anche qui

martedì 20 dicembre 2016

Il Talento nei Regali



Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita. (Frase attribuita a Confucio, filosofo cinese vissuto nel periodo 551-479 a.C.)

Questa valida e più volte citata massima di vita, ci ricorda che ciascuno potrebbe procurarsi ciò che gli serve per il proprio sostentamento. Il saper fare qualcosa è di fondamentale importanza e per arrivarci bisogna imparare. Il miglior dono che si possa ricevere, a parte credo comunque qualcosa per garantire la sopravvivenza mentre si impara (e quindi qualche pesce sarebbe comunque “gradito”) è l’opportunità di imparare a procurarsi le risorse. La canna da pesca è solo uno strumento, poi c’è la tecnica di pesca e poi c’è la motivazione a pescare: quanta fame hai. O per dirla alla maniera di Steve Jobs “Stay hungry, stay foolish”: nel suo caso, però, oltre al bisogno forte come la fame (o la curiosità) ha aggiunto anche un po’ di coraggio (è una delle interpretazioni). Ma noi esseri umani, si sa, siamo onnivori e ci sono tanti altri cibi/modi per sopravvivere. C’è chi preferirebbe cacciare/allevare e chi invece raccogliere/coltivare dei vegetali. E allora, per estendere ulteriormente il concetto confuciano...

sarebbe utile regalare gli strumenti e le tecniche più adatti a ciascuno.

E per fare questo bisognerebbe conoscere bene il destinatario. Quando ci impegniamo nella ricerca di un regalo, in genere pensiamo alla persona, a quello che fa, e immaginiamo quello che vorrebbe fare. Un lavoro imponente anche perché spesso è la persona stessa che non ha le idee ben chiare sul proprio specifico modo di essere. E allora perché non regalare la possibilità di conoscersi individuando i veri bisogni e le modalità assolutamente personali di procurarsi le competenze per soddisfarli? Ricordo una frase divertente, cara a Totò:

“Lei non sa chi sono io”

E anche se recentemente è stata considerata reato, quando pronunciata in un “contesto di alta tensione verbale”, credo sia in gran parte vera. La nostra identità fatta di disposizioni innate e apprendimenti conseguiti attraverso esperienze di vita e di studio, può essere nota solo a noi stessi. Come? Osservando dove questi specifici modi di essere hanno lasciato le tracce: i comportamenti di scrittura e di vita.

Il metodo che propongo nel libro Il Talento nel Tratto® è un nuovo modo di cercare i personali punti di forza, le aree di miglioramento e la modalità per lo sviluppo, partendo dall’osservazione della grafia e attraversando la storia di vita.

Al termine del percorso sarà possibile

·         Compilare il portafoglio di talenti

·         Individuare le modalità per progettare un percorso di sviluppo personale

·         Riconoscere le principali caratteristiche delle grafie e il loro significato

·         Scrivere un primo nucleo della personale storia di vita

E, soprattutto, acquisire una maggiore consapevolezza sulla quale contare per progettare l’anno che verrà.

Vuoi scoprire i tuoi Talenti?

Hai già tutto quello che ti serve: comportamenti di scrittura e di vita


Grazie

lunedì 21 novembre 2016

Il Talento nelle "scelte"


 
Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura,
Ché la diritta via era smarrita.”

C’era un libro importante, per dimensioni e peso, nella libreria di famiglia. La copertina era foderata da una stoffa di un marrone cupo. Era un volume della Divina Commedia illustrata da Gustavo Dorè. La storia veniva introdotta da un’immagine di Dante Alighieri e l’autore era ritratto di profilo, serio, con lo sguardo verso l’alto e gli angoli della bocca in giù. Adesso direi con una espressione “grave”. L’incipit letto da mio padre con tono solenne preparava al peggio.

E ci voleva del coraggio per aprire quel libro che allora potevo comprendere solo guardando le illustrazioni. Ogni pagina una scoperta e una forte emozione. Creature mostruose e persone trascinate dal vento o divorate dal fuoco, e comunque in situazioni a dir poco terribili. Possibile che da una tranquilla passeggiata in un bosco, come facevamo anche noi a volte di domenica, si potesse arrivare a tanto!

Di fronte a un bivio

Eppure a quella foresta che bisogna attraversare perché la via nota è smarrita, e che richiede decisioni anche coraggiose, ci sono tornata con il pensiero ancora tante volte nel corso della vita. Succede eccome! Quante volte si è costretti a scegliere una strada sconosciuta da intraprendere perché non si può tornare indietro? Ma ci sono anche momenti nei quali si desidera cercare qualcosa di nuovo perché quello che si ha non soddisfa, oppure annoia. E allora si deve lasciare il certo per l’incerto e affrontare nuove alternative e percorrere nuove strade.

Attrattivo o repulsivo?

Non si sa esattamente dove quelle strade porteranno. Forse una condurrà nella selva oscura citata da Dante. E di fronte ad una scelta ognuno di noi risponde secondo ciò che più è. Ci sono persone intraprendenti che tendono a sfidarsi cercando condizioni nuove per provare le proprie capacità: è questo il caso degli appassionati di viaggi avventurosi; altre affrontano con curiosità inconsapevole le novità. Ma ci sono anche persone che vogliono avere tutto sotto controllo e nelle proprie possibilità prima di partire. Piuttosto non partono. E se sono proprio costrette procederanno con cautela, sensibili ad ogni segnale e pronte alla fuga.

“Il processo decisionale è un po’ scienza e un po’ arte”

...anche nelle grandi aziende, dove intraprendere la strada giusta può fare la differenza. E quando non si dispone di tutte le informazioni necessarie, oppure (vale a maggior ragione nel caso di una decisione individuale e privata) non si è convinti da quello che si conosce, ci si basa sull’intuizione o sulle sensazioni “a pelle”: personali intuizioni che vengono ispirate dalla conoscenza tacita costruita con l’esperienza personale (tratto da R. Kreitner, A. Kinici, 2004, Comportamento organizzativo, Apogeo, pag.349).

Scegliere ci rivela molto di noi

Quando ci accingiamo ad affrontare qualcosa di nuovo, però, ci mettiamo alla prova, impariamo molto su di noi, gli altri e il mondo. E alla fine ne usciamo comunque rafforzati ed arricchiti.

Temi di fare la scelta sbagliata?

Oppure entrambe le alternative non ti piacciono? Certo che potrebbe accadere! Ma se non ci provi non lo sai. E poi, quali sarebbero i danni se non riuscissi? C'è sempre una nuova possibilità. Alla fine avrai elementi sui quali ragionare per migliorare la tua strategia di scelta. E forse anche per fare in modo che la prossima volta le alternative siano più "interessanti".

Allora ti propongo una “piccola esercitazione”

Come scegliere in 5 passi

Immagina una decisione da prendere scegliendo fra due possibilità.

1 - Pianta un albero

Prendi un foglio e vicino al margine inferiore traccia una riga orizzontale: sarà il segno della terra. Poi traccia al centro una riga verticale: sarà il tronco che poggia sulla terra e che ne trae nutrimento. E poi, la parte superiore del tronco biforcala in due rami: uno a sinistra e uno a destra. Ogni ramo corrisponderà a una opzione di scelta e sopra ci puoi scrivere a cosa si riferisce.

2 - Cosa ne sai?

Adesso domandati cosa sai di ciascuna opzione e sotto al ramo corrispondente, come frutti carnosi o palline natalizie (dato il periodo), inserisci una parola chiave che sintetizzi l’informazione e i suoi possibili sviluppi, se scegli quella possibilità. Fatto? Ah già, in questa fase potresti renderti conto di conoscere poco dell'argomento e allora cerca, come farebbe un cercatore d'oro nei fiumi, le tue pepite/informazioni più preziose. Dove? Se proprio non vuoi muoverti, c'è la rete che può facilitarti il compito. Ma datti un tempo ben definito perché potresti incagliarti qui, fra le sue maglie.

3 - Le 3 scelte

Rileggi tutto, fai tre respiri e decidi, “a pelle”, cosa sceglieresti fra le due opzioni. Gira il foglio, in alto metti la data, l’ora e la tua scelta. Piega il foglio e conservalo in un cassetto (il cassetto è protagonista nel metodo di sviluppo personale TALENTOnelTratto®). Il giorno dopo, meglio se in un orario diverso, apri il cassetto, rileggi quello che hai scritto fra le informazioni note appese all’albero – forse nel frattempo ne hai scovate altre e potresti aggiungerle –, fai tre respiri profondi e decidi, “a pelle”, cosa sceglieresti fra le opzioni. Anche questa volta girerai il foglio e aggiungerai la data, l’ora e la tua scelta. Dovrai ancora farlo una terza volta, il giorno successivo.

4 - Adesso puoi decidere

Alla fine potrai prendere la decisione definitiva in base all’opzione che su tre ha avuto la maggioranza. Facile, no?

5 - Guarda avanti

Una volta risolto il dilemma puoi guardare avanti e partecipare attivamente alla riuscita della tua scelta.


Metticela tutta però! E non dimenticare di raccontarci la tua esperienza



Grazie
 

 

domenica 6 novembre 2016

Il Cassetto "metti-tutto"






Era il primo in basso nella credenza della cucina
La mamma lo aveva voluto proprio lì, ad accogliere tutto quello che ai tempi nei quali non si buttava niente avrebbe potuto essere ancora utile. Tappi, nastri, bottoni, qualche chiodo e delle pinze. C’erano anche un uncinetto e degli elastici, carte che avevano custodito regali o uova di pasqua e mozziconi di pastelli recuperati chissà dove.  Quel cassetto era proprio a tiro di bambino. Ci arrivavamo tutti e le cose che conteneva erano nella disponibilità di tutti. Per me era come partire alla scoperta di un territorio ricco di sorprese. Ed era bello potersi costruire dei giochi partendo da frammenti che avevano avuto altre importanti funzioni.
Forse è proprio da lì che mi sono abituata a costruire partendo da quello che c’è. E ho continuato a farlo anche dopo. In fondo non era quello che facevano i bambini all'inizio del secolo scorso nelle famiglie contadine? Con delle cassette di frutta, vi aggiungevano delle rotelle e facevano delle macchinine con le quali si lanciavano per le discese. Oppure con delle scatole di scarpe o simili si costruivano delle case per le bambole perfettamente somiglianti a quelle che abitavano. Era la necessità che aguzza l’ingegno e che contemporaneamente permette di sviluppare la creatività.
Flessibilità e adattamento

Però, pensandoci su, non è forse una funzione presente negli organismi viventi per necessità adattative? Il “preadattamento” di cui ha parlato Darwin e citato nel libro “La teoria dell’evoluzione” (2006) di Telmo Pievani, Il Mulino, Bo, pag. 77. Cito testualmente: “Perché vi sia la possibilità di un cambiamento di funzione a parità di situazione dobbiamo infatti ipotizzare che in natura più organi possano assolvere una funzione (in modo che una possa essere deviata verso nuove utilizzazioni) e viceversa che un organo possa assolvere più funzioni, aggiungendone di nuove alle preesistenti”.  Dunque organi o parti di organi con capacità di funzioni abbozzate, sono lì che attendono di attivarsi appena i bisogni ambientali ne richiedono l’uso.
Le funzioni sono capacità di agire comportamenti e gli organi o parte di organi sono gli "strumenti" per realizzare.
 
Impara l’arte e mettila da parte

E non è dunque quello che accade ogni giorno? Di fronte a ogni nuovo "problema", svolgiamo dei compiti che attivano funzioni necessarie e che non pensavamo fossero nelle nostre possibilità. Se ne fossimo consapevoli potremmo anche cercare circostanze, mai considerate prima ma utili per conseguire i nostri obiettivi di sviluppo, nelle quali fossero però indispensabili quelle capacità.

Faccio un esempio: Se sei da sempre un tipo socievole, che ama la relazione e che viene consultato dai vicini di casa prima di ogni riunione di condominio, forse sei anche ben informato. Pur non avendo frequentato corsi universitari in comunicazione, potresti avere i requisiti per curare le relazioni o, perché no, entrare in politica. E allo stesso modo, in virtù delle competenze acquisite nel tempo libero, dove i problemi nascono e vengono risolti sulla spinta di curiosità personali, potrebbe essere per un appassionato di piante, calcio, cucina e molto altro.


Insomma, perché un’abilità conseguita “vivendo”, magari inseguendo un interesse, non potrebbe essere utilizzata in altri ambiti, diciamo, di maggior soddisfazione?

E se avessi dimenticato quanto imparato tanto tempo fa?
Mi piace ricordare la metafora delle autostrade spesso citata dagli studiosi di psicobiologia. Se ben ricordo, secondo loro ogni volta che si imparano nuove cose si formano dei collegamenti nuovi fra neuroni, come delle nuove strade, e se ripetiamo la stessa funzione più volte i collegamenti si irrobustiscono, diventano come delle autostrade. Se una funzione non viene più praticata, diciamo che avviene come in una città abbandonata: crescono dei rovi, le difficoltà ambientali deteriorano le parti meno solide, ma le strade principali rimangono e possono essere riattivate con un po' di "manutenzione/esercizio"
Sì, ma cosa c’entra la grafia?
Tutte quelle abilità conseguite entrano a sistema nei nostri modi di fare, nei nostri comportamenti, e li trasformano facendoli evolvere. Ed è proprio lì che lasciano delle tracce. La grafia è un comportamento - un modo assolutamente personale e dunque unico - attraverso cui ognuno esprime se stesso nell'affrontare le scelte più o meno consapevoli che impone il tracciato. Puoi farti un'idea in Grafologia per tutti
Fermati un attimo e apri il cassetto
È che a un certo punto conviene fermarsi un attimo - a volte non è proprio spontanea questa fermata - abbassarsi fino a quel cassetto vicino al pavimento, insomma tornare con i piedi per terra, e controllare cosa c’è. Capire cosa poter utilizzare per altro. Sarà una vera scoperta.
Come fare?
Ci sono diversi modi per fare un bilancio delle proprie competenze. Puoi anche iniziare a fare un elenco di ciò che ti riesce meglio adesso. È sempre una informazione utile scattare una istantanea. Ma se vuoi ripartire da te, offrirti una nuova possibilità, devi cercare quello che hai utilizzato, anche in parte, ma che hai dovuto abbandonare, proprio come quei frammenti e oggetti nel cassetto dell'immagine.
Se lo vuoi fare in un modo tutto nuovo puoi affrontare il lavoro di ricerca partendo proprio dalla tua casa e dalla tua scrittura seguendo le indicazioni del metodo Il Talento nel tratto®
Il cassetto tornerà protagonista e luogo dove custodire gli scritti delle storie di vita all’interno delle quali cercherai le tracce di capacità per assolvere a nuove funzioni, magari corroborate da una formazione mirata.

Piccola esercitazione
Potresti iniziare facendo mente locale sulle cose che ti riescono meglio adesso. Poi stabilisci una gerarchia, dalla più forte alla più debole. Lo stesso puoi farlo con le attività che proprio non sono per te. Rileggile con attenzione, metti una data, chiudi il foglio e custodiscilo in un cassetto.
Grazie


giovedì 6 ottobre 2016

Asfalto stellato


Il primo freddo e il tepore del primo maglione di lana

Il cielo minaccia pioggia e mi sembra di sentire il profumo delle castagne arrosto. Tutti i riferimenti di vita per periodi simili a questo tornano alla mente e anche una piccola cosa, e soprattutto presente spesso sotto i nostri sguardi, come delle foglie sull’asfalto, può essere interpretata alla luce di questi ricordi. Adesso qualcosa è cambiato, i bambini tornano da scuola con gli zaini a volte muniti di rotelle e non più con le cartelle. E le caldarroste si cucinano sul fornello nella pentola bucata e non più nel camino. Ma poco importa.
Se vivessi in un paese con clima molto caldo o molto freddo per tutto l’anno e se appartenessi a una cultura diversa, queste sensazioni non le proverei. Ma certamente avrei altri riferimenti ugualmente forti a guidare percezioni e suscitare emozioni.

Un conto è la realtà e altra cosa è la nostra interpretazione della realtà

 “La mappa non è il territorio”, recita un assunto di base della Programmazione neurolinguistica (Grinder e Bandler). E ognuno incontra la realtà a modo suo e la descrive in modo personale perché le esperienze di vita riferite a quel particolare stimolo intercettato dai sensi sono uniche. Belle o brutte si presentano alla mente e ci cambiano gli stati d'animo aprendoci a nuove esperienze oppure ponendo delle barriere.
Spesso non è la realtà a porre delle barriere ma le emozioni che la nostra interpretazione suscita
E dunque poco importa che nell’immagine di questo post ci sia una foglia e qualche frammento di autunno caduto da un albero. Io ci vedo un cielo stellato. Proprio come quella carta azzurra che si metteva come sfondo nei presepi domestici.
E torno bambina con tutta la ricchezza dei ricordi di allora.
Regalaci qui un tuo ricordo di autunno…
Grazie

venerdì 23 settembre 2016

"Cercare il Talento insieme" a Milano il 26 novembre 2016


“Riconoscere” il proprio Talento


con il metodo TALENTOnelTratto®

 

Un nuovo percorso di ricerca dei punti di forza e delle aree di miglioramento iniziando dall’osservazione della grafia e attraversando la personale storia di vita

Ripartire da sé con nuova consapevolezza vuol dire anche una migliore

·         Fiducia nelle proprie capacità e autocontrollo

·         Sicurezza nel mondo del lavoro

·         Spontaneità nelle relazioni

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Laboratorio didattico introduttivo

TUTTO IN 1 GIORNO

Milano, sabato 26 novembre 2016, dalle 9,30 alle 17,30

Aula corsi presso la Libreria Claudiana, via Francesco Sforza 12/a – 20122 Milano

Obiettivi

·         Avviare insieme il percorso di ricerca, da proseguire poi in autonomia seguendo le indicazioni di metodo riportate nel libro IlTalento nel tratto

Destinatari

·         La nuova proposta si rivolge a chiunque sia interessato a una migliore conoscenza di sé e agli operatori nel settore dell’autoaiuto e della crescita personale

Docente

·        Ornella Lo Prete, esperta in processi formativi, specializzata in formazione degli adulti e consulenza nelle organizzazioni, grafologa, autrice del metodo TALENTOnelTratto®

Contributo di partecipazione

·         Per le prime sessioni il contributo di partecipazione sarà di € 30,00 IVA inclusa. Per coloro che si iscriveranno effettuando il versamento entro il 15 ottobre 2016 il contributo sarà di € 20,00 IVA inclusa. Le iscrizioni saranno chiuse appena raggiunte le 21 preiscrizioni

·         La quota comprende il materiale didattico necessario allo svolgimento delle esercitazioni. Sarà opportuno procurarsi copia del libro in vendita anche presso la libreria Claudiana, sede del corso
Informazioni e/o iscrizioni: talentoneltratto@yahoo.com
Grazie

giovedì 25 agosto 2016

Vuoi emanciparti? Cerca i tuoi Talenti

 
Emanciparsi da cosa?
Il pensiero va alla storia, alle lotte per arrivare alla liberazione degli schiavi, a quella dei contadini russi da servi della gleba, alla emancipazione delle donne tramite il movimento femminista e quella degli omosessuali.
Il termine vuol dire “liberarsi da un vincolo di soggezione materiale o morale” (dizionario Garzanti), oppure, nel senso più esteso del termine, “si riferisce a tutte quelle azioni che permettono a una persona o a un gruppo di persone di accedere a uno stato di autonomia attraverso la cessazione della dipendenza da una qualche autorità o potestà” (Wikipedia).
Intendiamoci, tutti siamo condizionati da altri fattori nelle nostre attività quotidiane ma quando ciò avviene per "assoggettamento" genera forte disagio e nasce il bisogno di liberarsi ...
  • Da una dipendenza che costruisce intorno una gabbia e influenza pensieri e comportamenti
  • Dal senso di colpa che fa sentire sempre in dovere
  • Dalla vergogna che impedisce di chiedere aiuto
  • Dalla perdita di fiducia in sé stessi che fa credere di essere inadeguati
  • Da quella sensazione di impotenza che blocca ogni possibilità di uscita
  • Dalla necessità di vivere in un contesto che avvelena la propria vita

Queste, in estrema sintesi, sono le condizioni di malessere che ha indicato Marie-France Hirigoyen, psichiatra esperta in vittimologia, nel suo saggio Molestie morali, 2000, edito da Einaudi.

Non solo per donne

Verrebbe allora spontaneo pensare alle donne, sempre più spesso vittime di “stalking” e aggressioni di ogni genere. Complici anche i retaggi culturali. Queste sensazioni si possono provare in famiglia, certo, ma le può provare anche un figlio per un genitore, una nuora verso una suocera; oppure a scuola, nel gruppo di pari, perché un “bullo” può scegliere un compagno come capro espiatorio, o per un difficile rapporto con un insegnante dal "brutto carattere"; e certamente al lavoro, dove il fenomeno denominato “mobbing” sta proprio a indicare quell’insieme di vessazioni psicologiche che mirano a far sì che la persona designata abbandoni o si lasci docilmente sfruttare. In tutti questi contesti finché non si esaurirà il bisogno di controllare persone e risorse, quando non avviene con la persuasione, ci saranno occasioni per difendersi dai tentativi di condizionamento.

Mettiamo a fuoco: Le strategie di condizionamento

Sono strategie di potere per avere il pieno possesso di una risorsa, oppure per poterla gestire a proprio vantaggio. Si realizzano anche attraverso tempi molto lunghi con azioni apparentemente irrilevanti ma che alla fine lasciano imprigionata la vittima come in una ragnatela. Riporto le tre fasi di realizzazione, indicate da Hirigoyen (2000)

·         Un atto di appropriazione attraverso lo spossessamento dell’altro

·         Un atto di dominazione, in cui l’altro viene mantenuto in uno stato di sottomissione e dipendenza

·         Una dimensione di impronta in cui si vuole lasciar sull’altro un segno

Tutte queste fasi sono mediate dal linguaggio. Chomsky (1975), padre della grammatica trasformazionale, analizza i meccanismi di modellamento attraverso il linguaggio. Grinder e Bandler (1981), autori della Programmazione Neurolinguistica ci informano delle trasformazioni della realtà che ciascuno può operare al momento di descriverla con parole (si può generalizzare, cancellare o deformare). Ellis (1996), fondatore della terapia comportamentale razionale emotiva, sostiene che tendiamo a riconoscerci il valore che ci attribuiscono gli altri. Bateson (1977), ha individuato nella comunicazione paradossale (doppia e contraddittoria) le possibili origini della schizofrenia.
Di seguito alcune strategie indicate da Hirigoyen.
  • Rifiutare la comunicazione diretta (penso ai musi e alle espressioni di disapprovazione senza dichiarare le ragioni della disapprovazione)
  • Travisare il linguaggio (i discorsi senza legame logico sono ambigui)
  • Mentire (disorientare fornendo una visione del mondo non fedele)
  • Sarcasmo, derisione, disprezzo (spacciati per senso dell’umorismo)
  • Squalificare, isolare, screditare (i rimbrotti in pubblico)
  • Dividere per regnare meglio (sono anche strategie di guerra)
  • Imporre il proprio potere (facendo credere di conoscere la verità assoluta)
Il tempo

Per ogni situazione difficile fra quelle indicate si possono produrre interpretazioni benevole.
  • “È stanco e devo essere comprensiva”
  • “Devo sopportare per farmi accettare dai compagni di classe”. A volte questa condizione è anche occasione per invitare un figlio a difendersi da solo e magari si aggiunge: “Sei fortunato che non devi fare il militare!”.
  • “Appena arrivato in ufficio si deve fare la “gavetta”. Oppure “È un momento difficile e il capo è sotto pressione”.

Sono tutte interpretazioni/giustificazioni plausibili, ma che sono sopportabili solo per brevi periodi. Prima ancora che la ripetuta esposizione a pratiche di condizionamento possa minare dal profondo la fiducia nelle proprie capacità è necessario prendere consapevolezza e trovare vie d'uscita. Questo vuol dire ritrovare sé stessi cercando quei dispositivi di sopravvivenza (i Talenti innati) dei quali ogni essere vivente è dotato e che in questo caso sono stati sommersi da esperienze di vita tanto pesanti. Certo, avere le persone giuste vicino – un familiare, un amico oppure un professionista - potrebbe aiutare. Ma spesso non ci sono le possibilità, le capacità o semplicemente si è a disagio nel chiedere aiuto per qualcosa che tutto sommato si crede possa essere considerata un capriccio o una debolezza. Più spesso, a fronte di una sensazione di malessere c’è anche grande confusione e non si saprebbe cosa chiedere.

Eppure questi meccanismi appaiono in tutto il loro portato distruttivo solo quando la vittima riesce ad allontanarsi dal contesto condizionante. E allora, portarsi in un altro luogo, anche se solo con il pensiero e per un tempo breve, può essere un modo per cercare una via d'uscita.

Il primo passo verso l'indipendenza

Puoi partire con l’acquisto di un quaderno. Sceglilo con cura. Ti deve proprio piacere: la copertina, le dimensioni e la consistenza della carta. Sarà il tuo diario dove potrai annotare stati d’animo e avvenimenti, fare dei disegni, incollare delle foto oppure qualunque altra cosa. E, visto che sarà solo tuo, scrivi subito il tuo nome. Con la penna che preferisci o con un colore che ti piace. Perché nel tuo cassetto degli attrezzi ci saranno, oltre al quaderno e alla penna preferita, anche sei colori: pennarelli oppure matite colorate (arancio, marrone, rosso, azzurro, verde, viola).

Adesso è necessario un patto con te stesso. Devi decidere di dedicarti ogni giorno 10 minuti. Dovrai trovare un posto tranquillo dove poter scrivere di te e per te. Non è facile, lo so. Ma cosa sono 10 minuti in una giornata!

Cosa scrivere? Innanzitutto la data e l'ora. Se cambi anche il luogo, puoi anche indicare dove ti trovi. Questo ti fornirà dei riferimenti per quando a distanza di tempo, vorrai rileggere quello che hai scritto. E poi? Per iniziare va bene anche l’elenco delle attività appena svolte, oppure quelle del giorno precedente. Puoi scrivere come ti senti: mal di testa, malinconia, allegria per qualcosa…Ciò che importa è ristabilire un dialogo con te stesso che ti porterà piano piano a riconoscere le tue migliori risorse. Se poi hai già l'abitudine a scrivere e vuoi iniziare a lavorare per riconoscere i tuoi talenti, puoi iniziare con l'esercitazione sulla descrizione della casa d'infanzia .
Allo scadere del tempo che hai potuto dedicarti, non dimenticare di dare uno sguardo d'insieme al tuo scritto, senza considerare i contenuti, così come guarderesti un quadro appeso alla parete. Prova a seguire l'andamento del filo grafico. Sì, proprio come un filo che corre, frena, si spezza. Cosa vedi? Puoi annotare anche questo. Basta iniziare e il resto ti sorprenderà.

Per approfondimenti

Ellis, A. (1996) L’autoterapia razionale emotiva: come pensare in modo psicologicamente efficace, Erickson Trento;
Bandler R., Grinder J. (1981), La struttura della magia, Astrolabio Ubaldini, Roma;
Bateson, G. (1977), Verso un’ecologia ella mente, Adelphi, Milano
Chomsky, N. (1975), La grammatica trasformazionale, Boringhieri, Torino;

Hirigoyen, M. F. (2000), Molestie morali, Einaudi, Torino;

Lo Prete, O. (2015), Il Talento nel tratto, Tecniche nuove, Milano

Raccontaci una situazione di condizionamento
Qui, nei commenti, puoi raccontarci una situazione qualunque che hai osservato sotto l’ombrellone vicino al tuo, oppure sul posto di lavoro o in qualunque altro luogo. Ci sarà utile mettere in comune le esperienze.

Grazie

lunedì 27 giugno 2016

Tracce di moderna umanità

Particolare di The Floating Piers: Christo

Una impronta fra tante altre diverse per dimensioni e foggia. Un popolo in cammino sul tappeto dove il giallo incontra l'arancio, realizzato con un tessuto che accoglie la luminosità del momento.

Ma cos'è che spinge persone tanto diverse ad affrontare code chilometriche sotto il sole e viaggi più o meno lunghi e disagiati per poter passeggiare sull'acqua a Sulzano?

Se anche tu hai camminato su The Floating Piers, racconta qui sensazioni, emozioni e aneddoti di un'opera che vive con chi ne fa esperienza.

Grazie

lunedì 13 giugno 2016

Qual è il tuo "Compagno" ideale?




“Deve farmi ridere e poi deve essere dolce…ah, meglio se ha i soldi”
Così, tanto per distrarmi, curiosando fra un canale e l’altro mi sono imbattuta in questa “caramella” di televisione. La giovane interlocutrice rispondeva alla domanda: “Come deve essere il tuo uomo ideale?”.

Chissà cosa avrebbero avuto da dire le nostre nonne! Erano questi i tratti dell’uomo ideale? Mia madre mi ha raccontato che in una famiglia contadina del primo ‘900 il pretendente alla mano della fanciulla veniva invitato a pranzo e se finiva di mangiare prima degli altri voleva dire che era veloce. Quindi lo sarebbe stato anche nel lavoro. Un bel maleducato, avremmo forse pensato noi! E per la scelta della compagna di vita? La ragazza doveva confezionare delle orecchiette (ci troviamo in Puglia)  ed esporle sulla spianatoia fuori dall’uscio, così che la futura suocera potesse valutarne la precisione, l’ordine e la quantità. Ma altri tempi e luoghi!

La scelta del partner è questione di compatibilità genetiche, hanno rivelato recenti ricerche, di "chimica", ma poi non basta per condurre una intera vita insieme. E allora forse è meglio valutare anche altro.
Perché avere vicino le persone "migliori" incide sulla qualità della vita e sulla possibilità di esprimere al meglio i personali Talenti

Ti chiedo allora di offrire il tuo parere, così da poter tracciare  insieme il profilo del compagno, o della compagna, ideale adesso.

Ho elencato una serie di caratteristiche che potrebbero rappresentare i “tratti” ideali (ma puoi aggiungerne altri) e puoi indicarne 3 che ritieni fondamentali.

1.       Affidabilità

2.       Bellezza

3.       Coraggio

4.       Determinazione

5.       Eleganza

6.       Generosità

7.       Intelligenza

8.       Lealtà

9.       Ricchezza

10.   Rispetto

11.   Sensibilità

12.   Senso del dovere

13.   Senso dell’umorismo

14.   Spirito di sacrificio
 

Buona partecipazione!

Grazie