domenica 9 aprile 2017

Raccontare la casa d'infanzia: un esempio


Premessa

Il racconto della casa d’infanzia narrato da un’anziana signora si riferisce ad una casa abitata da una famiglia contadina agli inizi del ‘900 in un paese del sud Italia

1-1 La nostra casa

Aveva un grande portone di accesso alle 4 stanze consecutive comunicanti fra loro e tutte rivolte alla strada. Era al piano terreno di uno stabile di due piani, come la maggior parte dei palazzi nel paese, e costituita da quattro vani di sette metri per sette. Proprio quelli che attualmente vengono destinati a negozi.

A quei tempi la vita si svolgeva fra questi ambienti e la strada. In una di queste stanze c’era il negozio di verdura gestito da mia madre. Nella seconda stanza era il ricovero del mulo: mezzo di trasporto familiare e di lavoro per la campagna. Oltre al mulo c’erano conigli e galline. Un gatto, Lolone, garantiva l'assenza di topi. Nella stessa stanza c’era il tavolo da pranzo per 24 persone. Nella terza stanza c’era il laboratorio sartoriale di mia sorella Libera: un grande tavolo con un grande cassetto nel quale a fine giornata si riponevano i lavori in corso.

C’erano anche due letti grandi: uno per i maschi, da una piazza e mezza, e un altro per le femmine, dove dormivamo in cinque e io dormivo da piedi. Nell’ultima stanza c’era la camera dei genitori con il mobilio di pregiati mobili intagliati nell'ottocento. Agli angoli di ogni elemento c'era la figura in rilievo di un suonatore di mandolino. Nella stessa stanza, oltre al necessario per dormire c'era un angolo salotto con tanto di divano e poltrona per ospitare persone di riguardo. Sul cassettone alto c’era un piccolo altarino composto da un reliquiario con 32 reliquie, opera di un sacerdote di una famiglia altolocata che aveva dovuto svendere alcuni pezzi importanti e al suo acquisto aveva provveduto mia sorella Peppina. C’era inoltre una statua di sant’Anna e un’altra della Madonna del soccorso, il tutto protetto da campane di vetro. Ai tempi si dormiva su letti molto alti. Avevano come supporto dei cavalletti su cui poggiavano delle tavole di legno. C'era poi un grande contenitore di stoffa riempito con foglie di granturco, il "saccone", che richiedeva una manutenzione frequente per la sostituzione di quelle danneggiate, ed un materasso di crine vegetale che per il letto dei  ragazzi doveva essere particolarmente rigido. Le lenzuola erano fatte a telaio e venivano lavate una volta al mese.

1-2 - Il bucato

La biancheria si lavava con la "liscivia". Così veniva chiamato un liquido ottenuto dall'infusione della cenere in acqua. Bollita e versata sui panni disposti a strati in un tino, veniva lasciata per circa tre giorni e garantiva un bianco candido. I panni bagnati erano molto pesanti e sciacquare e strizzare era un lavoro da fare con impegno, meglio se con l’aiuto di una persona. Le lenzuola venivano attorcigliate e la parte già strizzata si arrotolava intorno al braccio. Dei grossi cesti accoglievano la biancheria che veniva trasportata in campagna tramite il carretto con il mulo. Non potevamo stendere sulla piazza nella quale abitavamo perché era considerata una delle piazze più importanti del paese.

*Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone esistenti è da ritenersi puramente casuale. La finalità di questa pubblicazione è didattica

Indicazioni metodologiche

Questo racconto è un frammento di una storia di vita. Ci fornisce quindi indicazioni sulle abitudini di una famiglia in un contesto specifico. Lo scopo era quello di trasmettere ad altri le proprie esperienze. Se però il racconto è finalizzato alla conoscenza di sé, oltre a questi elementi che hanno valore conoscitivo nell’attenzione rivolta ad alcuni oggetti e non ad altri e nella ricchezza di particolare che se sono ricordati vuol dire che hanno attirato l’attenzione, sono da approfondire le attività che l’autore del racconto svolgeva al suo interno: le sue abitudini, i suoi gusti, le persone che vi incontrava e i sentimenti che suscitavano. Gli ambienti domestici sono da considerare come dei contenitori all’interno dei quali sono custodite tracce dello specifico modo di essere.

Se vuoi provare...
dopo aver scritto di getto quello che la tua casa d'infanzia ti ricorda, puoi stimolare altri ricordi seguendo la mappa presentata in Raccontare la casa d'infanzia
Potrai trovare l'esercitazione completa a pag. 79 del libro di metodo Il Talento nel tratto
Ma se vuoi puoi tu stesso Scrivere l'Autobiografia leggendo i suggerimenti nelle #caramellediformazione, in una delle pagine di questo blog.
E non dimenticare di raccontarci qui, nei commenti, la tua esperienza!
 
Grazie